Editoriale

L’ ICOSAEDRO, OVVERO DELLA “SCIENZA”

Spesso mi sono chiesto cosa sia veramente la Scienza e se essa possa rappresentare un processo oggettivo e condivisibile oppure se sia solo una parziale visione di una realtà personale e pertanto soggettiva (ognuno ha una sua scienza).

Se diamo per scontato che la Scienza è “un insieme di idee caratterizzate da conoscenze razionali, sistematiche, verificabili e fallibili” (da Premio Alga), allora la Scienza non può soggiacere ad una visione personalistica ma diventa per sua natura “condivisa e condivisibile”, dove per condivisibile è evidente il richiamo al “metodo scientifico”.

In questa ottica di “insieme di idee e concetti” che abbiano le predette caratteristiche, uso la figura geometrica dell’Icosaedro proprio per rappresentare che lo studio di un fenomeno scientifico, va affrontato considerando le diverse facce del problema, ossia le condizioni nelle quali avviene l’osservazione e l’influenza che altri sistemi possano avere su quella realtà scientifica (per estensione figurata e scherzosa, dal “gatto di Schröedinger” all’ “Equazione di Dirac”).

Essendo pertanto la Scienza un insieme di idee e concetti, essa contiene in sé il germe della fallibilità e non può altro che approssimarsi alla “Verità” senza mai raggiungerla (almeno temporaneamente) e quando anche essa sembra ben definita, le nuove conoscenze scientifiche sono pronte a ribaltare o far revisionare ciò che fino a quel momento ci sembrava chiaro.

Da questa consapevolezza lo scienziato trae la forza per continuare la ricerca che necessariamente avviene per steps progressivi permettendogli di continuare su quella strada, oppure di abbandonare quella ricerca, basandosi su nuovi dati oggettivi: la Scienza non diviene pertanto mai certezza del risultato ma continua ricerca di esso, alla luce di dati e verifiche necessariamente parziali.

La Scienza allora deve essere costituita da due parti distinte ma strettamente embricate e dipendenti: la Scienza Formale, quella delle idee (filosofia, matematica, logica) e la Scienza Fattuale, quella dei fenomeni (fisica, biologia, società).

Secondo Mario Bunge (studioso della Scienza, fisico e matematico) la Scienza Fattuale deve necessariamente richiamarsi a due fondamentali capisaldi: la razionalità (idee, concetti e non emozioni) e l’obiettività (intesa come osservazione, esperimento e replicabilità dello stesso).

E’ pertanto l’esposizione della teoria, comprovata dall’obiettività e dalla condivisione dei dati ottenuti, che genera scienza!

Ogni altra forma di idee personali, che non siano comprovate dal “metodo scientifico” (osservazione, sperimentazione e quindi sua replicabilità) rientra o nel campo ipotesi, o in quello della pseudoscienza, in cui artatamente o maliziosamente vengono interpretati dati senza che venga condiviso il metodo scientifico, né nell’approccio né nelle tecniche (vedi parapsicologia, omeopatia etc).

Nello scienziato non esiste mai la preclusione alla nuova conoscenza perché ciò che può essere incomprensibile oggi, può diventare realtà comprensibile e applicabile un domani; proprio per questo, l’atteggiamento di chi studia la conoscenza sarà sempre ispirato al socratico “Έτσι, δεν γνωρίζω” (so di non sapere).

Enrico Bernini Carri