Uno non vale uno

UNO NON VALE UNO

Viviamo tempi difficili, direi “distopici”, in cui il futuro viene spesso prefigurato come la premessa dell’avvento del Grande Fratello, in una società dove un manipolo di uomini controllerà il mondo al solo scopo di condizionarlo (magari anche con l’I.A), creando schiavi da distruggere ed annichilire.

In questa realtà, dove nessuno conta più niente perché manipolato e condizionato, si è fatta strada un’idea liberatoria della società che ribellandosi ai condizionamenti di tutti i generi (in primis la Scienza) possa risorgere ad un nuovo “umanesimo” che metta al centro l’uomo e le sue vere esigenze.

Ricorderete i tempi dell’utopia grillina della “decrescita felice”, ma ora che da diversi anni siamo in decrescita, non mi sembra assolutamente di vedere facce allegre intorno a me!

L’idea che si è fatta strada in questi anni, smentita poi dalla realtà dei fatti, è che la competenza e la cultura non abbiano alcun valore oggettivo, ma che sia sufficiente la propria idea di realtà, il proprio “bias cognitivo”, per poter gestire la vita (governare, curare, fare politica, progettare un ponte, gestire una pandemia, etc).

La famosa “laurea all’Università della Strada” è diventata un vanto da sbandierare in contrapposizione alle vere lauree universitarie che, condizionando le menti, impongono una visione della realtà corrotta e distorta, alimentata dai Poteri Occulti.

Sono sempre di più le persone che vedono la scienza e la tecnologia solo come una minaccia ed un impoverimento senza pensare che quelle stesse persone, senza scienza e tecnologia, oggi non sopravvivrebbero una settimana.

Così, anziché pensare che il futuro dell’uomo (come sempre avvenuto nella storia della nostra evoluzione) è quello di “governare” sempre di più la Scienza, cercando di comprenderla, la si rifiuta, convinti che essa sia solo uno strumento per soggiogare e condizionare le masse; un “luddismo” fuori tempo che spinge il popolo verso un’esaltazione della mediocrità e l’ignoranza (quella sì favorita dalle dittature che vogliono condizionare le persone per governarle meglio) che, anziché cercare di risolvere i problemi, rallenta la soluzione degli stessi (vedasi: attuale ostilità verso il nucleare, verso l’uso di moderne tecniche di coltivazione, verso l’introduzione di vaccini e farmaci rivoluzionari, etc).

In questa esaltazione della “mediocrità” si fanno strada tutta una serie di “Scienze Alternative” ispirate alla naturalità condita da una sorta di esoterismo: medicina quantica, energia cosmica, omeopatia con memoria dell’acqua, ostilità verso nuovi farmaci o nuove tecnologie.

In molti il concetto dell’“uno vale uno” porta molte persone a volersi confrontare in maniera arrogante e prepotente con chi ha specifica competenza in un settore dopo anni di studio ed applicazione; la convinzione che la verità è occultata da scienziati e governanti a scopo fraudolento ha creato i presupposti per un mondo complottista dove ogni fenomeno non ha una spiegazione scientifica naturale e razionale ma vive semplicemente in funzione dell’emotività del momento (spesso indirizzata in maniera manipolatoria).

“La dichiarazione “uno vale uno” è di fatto un rifiuto alla diversità e al pluralismo…” (Massimo Panari, sociologo della Comunicazione alla Luiss e alla Bocconi) e stigmatizza un appiattimento della società che non è più in grado di accogliere in maniera dinamica le sfide del futuro ma si ripiega sulla propria ignoranza nella difesa di una utopica società dei paritari che non è mai esistita e mai esisterà (vedasi la “Fattoria degli Animali” di George Orwell, 1945).

Il concetto di “meritocrazia” viene completamente sepolto dal piattume dell’ignoranza dove basta seguire un video su YouTube per poter diventare cardiochirurghi o disquisire di immunologia (un po’ come noi da bambini ci sentivamo “dottori” perché giocavamo all’“Allegro Chirurgo”).

Esiste un rimedio a questo declino non solo culturale ma che io definirei “morale”?

Non ho idea, ma finché ci sarà qualcuno che sentirà la voglia di impegnarsi per il progresso della Scienza e dell’Uomo allora esisterà una speranza per questo mondo.

Enrico Bernini Carri